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DEVASTANTI INIBITORI DI POMPA PROTONICA.

 devastanti inibitori di pompa protonica

Marcello Pamio

«Siamo sempre più sani», è il mantra che viene continuamente ripetuto dai portavoce del pensiero unico. Poi ti giri, guardi in famiglia, dentro casa, tra gli amici e ti accorgi che forse ti stanno prendendo per il culo.
In effetti, se tiriamo fuori la testa da sotto la terra, e la alziamo per osservare i dati ufficiali sulla vendita di farmaci e sulle spese sanitarie, ci accorgeremo che l’italiano medio è sempre più devastato e ammalato! Ma questo non si deve dire, perché esce dal “politicamente corretto”.
Vediamo le dieci categorie terapeutiche più prescritte nel 2018, secondo Federfarma:

–           Inibitori pompa protonica: problemi gastrici
–           Inibitori della hmg coa reduttasi: ipercolesterolemia
–           Ace inibitori non associati: ipertensione arteriosa
–           Betabloccanti: antipertensivi e antiaritmici
–           Antiaggreganti piastrinici: fluidificare il sangue
–           Vitamina D
–           Derivati diidropiridinici: ipertensione arteriosa
–           Antagonisti dell’angiotensina: ipertensione arteriosa
–           Biguanidi: diabete
–           Antagonisti dell’angiotensina e diuretici: ipertensione arteriosa

Mentre le dieci specialità più prescritte nel 2018, sempre secondo Federfarma:

–           Cardioaspirin: fluidificante sanguigno
–           Dibase: vitamina D sintetica
–           Lasix: diuretico per ipertensione
–           Eutirox: ormoni tiroidei
–           Triatec: antipertensivo
–           Norvasc: antipertensivo
–           Pantorc: inibitore pompa protonica
–           Omeprazen: ulcere duodenali
–           Augmentin: antibiotico
–           Bisoprololo Sandoz: antipertensivo, antiaritmico

Il quadro che ne esce è allucinante, in pratica, stando ai farmaci più venduti in Italia, il suddito medio manifesta sempre più problemi all’apparato gastro-intestinale (inibitori di pompa protonica), cardio-circolatorio (ipertensione e sangue denso), dismetabolico (diabete e colesterolo).

Discorso a parte quello della Vitamina D: fino a qualche anno fa nessun medico sano di mente avrebbe mai prescritto in maniera routinaria il dosaggio ormonale nel sangue (anche perché tale valore da solo NON INDICA NULLA, ma andrebbe sempre letto assieme al Paratormone e al Calcio libero nel sangue…), ma da quando la Abiogen Pharma spa (controllata dalla MDM Holding spa) ha commercializzato il DIBASE, miracolosamente la carenza della vitamina D è diventata un problema sanitario globale gravissimo.

Dai dati la conclusione è semplice: i protettori gastrici o inibitori di pompa protonica (PPI) sono i farmaci maggiormente prescritti!
Ufficialmente sono una classe di droghe usate per la cura di ulcera e/o reflusso gastrico, con FANS per ridurre il rischio di emorragie gastriche, ma nonostante il nome che ingannevolmente sembra “proteggere” la mucosa gastrica, nascondono effetti collaterali e insidie a dir poco inquietanti…

Effetti collaterali
Già nel 2016 l’Università di Bonn e Rostock avevano lanciato un avvertimento sulla probabile correlazione tra gli inibitori e la demenza. Lo studio intitolato: «German Study on Aging, Cognition and Dementia in Primary Care Patients», è stato pubblicato su JAMA Neurology nell’aprile dello stesso anno.
Sono stati tenuti sotto osservazione circa 74.000 anziani con una età minima di 75 anni, e la cosa importante è che questi non avevano nessun sintomo di demenza.
L’analisi è stata osservazionale retrospettiva, cioè hanno valutato gli anni tra il 2004 e il 2011.
Tra i nonnetti che assumevano regolarmente protettori gastrici (un totale di 2950) vi è stato un significativo aumento di rischio di insorgenza di demenza rispetto ai pazienti non trattati.
Entrando nello specifico: l’uso di PPI è associato a un’aumentata incidenza di tutte le forme di demenza (+38%) e soprattutto di Alzheimer (+44%).
Stiamo parlando di aumenti molto significativi, e purtroppo non è l’unico studio che ha fatto emergere enormi preoccupazioni.

Non solo demenza…
Della famiglia degli inibitori fanno parte: omeprazolo, pantoprazolo, lanzoprazolo, esomeprazolo e rabeprazolo.
Nel lavoro sulla demenza, i ricercatori hanno notato che il lanzoprazolo aumenterebbe la produzione della Proteina Beta-amiloide, che secondo le conoscenze odierne sarebbe la responsabile dell’Alzheimer.

Altri studi invece puntano il dito al cattivo assorbimento di ferro, magnesio e soprattutto di vitamina B12.
La spiegazione è che alterando i livelli di pH gastrico si riduce l’assorbimento della vitamina B12 e del ferro non-eme.
La revisione sistematica degli studi osservazionali suggerisce che l’impiego dei PPI a lungo termine (oltre 2 anni) si associa ad un rischio aumentato dell’83% di deficit di vitamina B12!
Tale rischio, con il trattamento prolungato con PPI, riguarda anche l’assorbimento del magnesio.
Una ipomagnesemia grave può causare una serie di problemi, dalla tetania, alle convulsioni, alle aritmie.

Il dottor Todd C. Lee, che ha seguito attentamente lo studio sugli effetti collaterali dei PPI è andato giù pesante sul giornale dell’Associazione medica canadese (Canadian Medical Association Journal): «La somministrazione di PPI si può associare a un numero di effetti avversi rari, ma potenzialmente molto seri». Anche se si tratta di eventi non frequenti, «se rapportati alla moltitudine di persone in trattamento con questi farmaci, decine di milioni nel mondo, il loro impatto diventa decisamente rilevante».

La loro assunzione prolungata può aggravare gli effetti collaterali, al punto che sia la FDA che Health Canada (Ministero della salute canadese) hanno lanciato degli allarmi (warning) sulla loro sicurezza (safety), soprattutto per quanto riguarda il rischio di infezioni da Clostridium difficile (69% del rischio di infezione), fratture e gravi ipomagnesemie (carenza di magnesio).
I problemi con le infezioni comunque non riguardano solo il Clostridium: aumenterebbe anche il rischio di infezioni intestinali da Campylobacter e Salmonella.

Poi c’è il rischio fratture, perché diverse metanalisi e revisioni sistematiche hanno dimostrato un’associazione tra impiego recente e cronico di PPI e il rischio di fratture, sia negli uomini che nelle donne. Alla base di questo effetto potrebbe esserci la ridotta biodisponibilità orale di calcio indotta dai PPI; ipergastrinemia e lieve ipomagnesemia inoltre stimolano la produzione di PTH che induce un maggior riassorbimento dell’osso.

Tra le più preoccupanti interazioni farmacologiche con i PPI, è quella relativa al clopidogrel
Uno studio su 13.636 pazienti in trattamento con clopidogrel dopo un infarto del miocardio ha evidenziato che l’uso concomitante di omeprazolo si associava ad un aumentato rischio di recidiva di infarto. Questa associazione non veniva osservata per esempio con il pantoprazolo.
Una revisione e metanalisi di 25 studi su 159.138 pazienti ha confermato che l’uso concomitante di PPI e di clopidogrel si associava ad un aumento del rischio di eventi cardiovascolari maggiori del 29% e ad un aumentato rischio di infarto del 31%.
Quante persone nel mondo hanno avuto (o avranno) un infarto senza sapere che forse sono stati proprio i farmaci che il medico ha prescritto loro?

Conclusioni
Ce n’è abbastanza per riflettere sull’opportunità di continuare o meno a prescrivere i PPI in maniera così indiscriminata, spesso senza una corretta indicazione e a tempo indefinito.
Ma questo farmaco rientra in un protocollo, per cui se il paziente ci lascia poi le penne, nessuno mai andrà ad indagare o incriminare il medico che lo ha prescritto.
Ricordiamo sempre che NON esiste un solo farmaco (o vaccino) privo di effetti collaterali. In questo caso però, essendo una delle molecole più vendute non solo in Italia ma nel mondo intero, il numero di persone che avranno dei danni è elevatissimo!
Fortuna vuole, in questo caso, perché se al vecchietto verrà l’Alzheimer a seguito dell’interazione dei PPI, sicuramente si dimenticherà di denunciare il medico che glielo ha ignorantemente prescritto…

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IL NUOVO BREVETTO AMAZON PER CONTROLLARE IL MONDO.

Il nuovo brevetto Amazon per controllare il mondo…


Marcello Pamio

Il 4 giugno 2019 l’Ufficio Brevetti e Marchi americani (USPU, US Patent and Trademark Office), ha autorizzato ad Amazon il brevetto numero 10,313,638.
Si tratta di un veicolo aereo senza equipaggio (UAV) in grado di «eseguire un’azione di sorveglianza» sulle case dei clienti Amazon.
Edulcorato col nome di «sorveglianza come servizio», nasconde invece una preoccupante operazione.
Il colosso americano, non solo sta fagocitando e globalizzando gli acquisti globali di qualsiasi prodotto, ora la società di Seattle vuole monitorare e controllare le abitazioni.

Le premesse non lasciano spazio a nessun dubbio, qualche mese fa infatti, Amazon ha comprato per 1 miliardo di dollari la società Ring che produce campanelli e videocamere connessi ad internet.
Il precedente brevetto depositato (US 2018/0341835) il 29 novembre 2018, ne spiega i motivi.


Ha a che fare con un sistema integrato di «sicurezza intelligente», che accoppierebbe tecnologie di riconoscimento facciale come «Amazon Rekognition» con le videocamere Ring.
E’ sufficiente fornire un’immagine o un video all’API Rekognition e il servizio può identificare oggetti, persone, testo, scene e attività. Si basa sulla stessa tecnologia di apprendimento profondo collaudata e sviluppata dagli esperti di visione artificiale di Amazon, che permette di analizzare quotidianamente miliardi di immagini e video. Il sistema può anche identificare migliaia di oggetti (una bicicletta, un telefono, un edificio) e scene (un parcheggio, una spiaggia, una città…), e attività specifiche che si svolgono in un singolo fotogramma. Roba da far impallidire le sceneggiature di film di fantascienza.

Secondo la CNN «l’applicazione di Amazon porta a quartieri più sicuri e più connessi, oltre a proprietari e forze dell’ordine più informati su quello che sta succedendo».
La realtà come sempre è molto lontana: stiamo parlando di un sistema che la polizia (e Amazon che gestisce i dati) potrà utilizzare per abbinare i volti delle persone che camminano ripresi dalle telecamere dei campanelli con la banca dati fotografica delle persone «scomode» e/o «sospette».
Amazon quindi sogna un futuro pericoloso, con la sua tecnologia al centro di una massiccia rete di sorveglianza decentralizzata in grado di eseguire il riconoscimento facciale in tempo reale …
Ora il nuovo brevetto completa il quadro: una rete di droni in grado di filmare le case dei clienti mentre viaggiano in cielo per consegnare i pacchi ordinati.
Dotati di intelligenza artificiale, potranno osservare qualsiasi cosa insolita della proprietà: finestre rotte, porte aperte e persone non autorizzate.
I clienti, sempre secondo il brevetto, potranno richiedere controllo di sicurezza ogni ora, ogni giorno o ogni settimana. Il servizio di monitoraggio in tempo reale, varia a seconda del design del drone e dei suoi sensori (immagini fisse, video, infrarossi, visione notturna, audio e/o in tempo reale).

Il drone per le consegne è in grado di volare in verticale come un elicottero, e in orizzontale come un aereo per lunghissimi viaggi.

Ovviamente l’utilizzo di droni per la consegna per fini di sorveglianza, solleva enormi problemi di privacy e sicurezza, sia per i clienti Amazon che per tutti gli altri che non hanno acconsentito a tale controllo.
Proprio per questo il brevetto descrive una specie di geo-scherma che dovrebbe risolvere il problema della privacy, consentendo al drone di catturare solo filmati di case di proprietà dei clienti.
D’altronde come non fidarsi di Jeff Bezos?

Nel frattempo la Federal Aviation Administration (FAA) ha recentemente approvato ad Amazon i voli dei droni commerciali nelle regioni rurali del paese. Iniziano dalla periferia per poi arrivare ovunque…
Il Grande Fratello è sempre più vicino e sempre più pervasivo, e Amazon è una delle società più interessante da questo punto di vista, d’altronde il logo parla da solo.

Origine del nome Amazon
Il primo nome della società fu «Cadabra», come la parte finale della formula magica «Abracadabra».
Si dice che Bezos voleva che la sua libreria online fosse velocissima e facile, come in una magia, in realtà non sapremo mai il vero e occulto motivo. Fatto sta che «Cadabra» è stato registrato da Bezos nel 1994, ma l’anno successivo la società si è presentata col nome di «Amazon», derivante dal Rio delle Amazzoni, il più grande fiume del mondo.

La freccia sotto il nome, indica due lettere, la A e la Z, cioè dalla A alla Z, dall’Alfa all’Omega (inizio e fine). Vuol solo dire che su Amazon puoi acquistare di tutto, o è il simbolo del controllo planetario?

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LA MORTE CEREBRALE E’ UN’INVENZIONE MEDICO-LEGALE.

La morte cerebrale è un’invenzione medico-legale


Prof. Roberto Fantini

Queste le tesi sostenute nel Convegno internazionale JAHLF del 20-21.05.2019 a Roma

Una delle tante errate convinzioni intorno alla pratica dei trapianti è quella che, in merito ad essa ed al suo necessario presupposto teorico-pratico rappresentato dalla morte cerebrale, ci sia, all’interno della comunità scientifica, come all’interno del mondo religioso, un consenso totale e universale.
Le cose, in realtà, sono ben diverse. Numerosi sono gli scienziati, i teologi e i filosofi che, da sempre (a cominciare dagli scritti di Hans Jonas), avanzano riserve, sollevano dubbi ed esprimono ferme obiezioni e critiche decise nei confronti sia del criterio della morte cerebrale, sia nei confronti della pratica di espianto-trapianto di organi. Ma di queste voci, molte delle quali di indubbia autorevolezza, si preferisce non parlare. L’intera grancassa mediatica è infatti compattamente impegnata in una inesausta apologia della donazione degli organi e nell’esaltazione delle imprese chirurgiche attuate dalle équipes trapiantistiche. Per i perplessi, i dubbiosi e gli oppositori, sul palcoscenico mediatico non risulta esserci posto, neppure sottoforma di fugace comparsata.

Un importante tentativo di incrinare le alte muraglie che difendono le (presunte) certezze dei sostenitori dell’indiscutibilità dei trapianti di organi ha avuto luogo in questi giorni (20-21/05) a Roma, ad opera della John Paul II Academy for Human life and the Family (fondata da ex docenti dell’Accademia pontificia per la Vita), che ha dato vita ad un convegno internazionale (“La morte cerebrale”. Un’invenzione medico-legale: evidenze scientifiche e filosofiche) a cui hanno preso parte importanti scienziati, filosofi e teologi di fede cattolica, accomunati dal fermo rifiuto nei confronti della morte cerebrale.
Tutte di grosso spessore le relazioni di entrambe le giornate, vere miniere di puntuali informazioni scientifiche e di corpose argomentazioni filosofiche e teologiche.

Il filosofo Josef Seifert, uno dei padri spirituali dell’iniziativa, ha aperto i lavori dedicandosi, in particolar modo, a denunciare l’assoluta mancanza di giustificazioni di ordine scientifico alla base della decisione del Comitato ad hoc di Harvard che, nel 1968, propose-impose il nuovo criterio di definizione di morte, sganciandolo dalle attività respiratoria e circolatoria, e fondandolo unicamente sul riconoscimento della cessazione delle funzioni cerebrali.

Le uniche due motivazioni addotte dal Comitato, infatti, furono esclusivamente di carattere pragmatico ed utilitaristico:

– sollevare la collettività dal peso di numerosi pazienti mantenuti nelle strutture ospedaliere in condizioni di assenza di coscienza;

– sollevare i medici espiantatori dal rischio di essere accusati di omicidio nei confronti dei pazienti “donatori”.

«La morte cerebrale – ha detto Seifert – è una delle maggiori vergogne della medicina», responsabile dell’uccisione di migliaia di persone a cui vengono tolti gli organi “da vive”.

Il neurologo Thomas Zabiega ha sottolineato, poi, come la morte cerebrale non sia altro che una diversa definizione di quella condizione denominata da Mollaret e Goulon, nel 1959, coma dépassé (ossia coma irreversibile), mettendo anche in luce che i criteri adottati per la morte cerebrale, invece che rafforzarsi, sarebbero stati indeboliti rispetto a quelli precedentemente adottati.
Con particolare incisività, poi, il neurologo si è soffermato nel sostenere l’inaccettabilità morale di criteri di ordine utilitaristico ed emozionale, esulanti da adeguate valutazioni di natura rigorosamente razionale.

Di estremo interesse la relazione di Cicero G. Coimbra, neurologo e docente di neuroscienze dell’Università Federale di Sao Paulo (Brasile).
Coimbra si è soffermato sulla nozione di «penumbra ischemica globale» che si verifica quando il flusso di sangue al cervello è ridotto tra il 20 e il 50 percento dell’apporto normale, allora il cervello risulta silente all’esame neurologico, perché non ha sufficiente energia per sostenere l’attività sinaptica, ovvero la comunicazione tra i neuroni. Si tratta di silenzio neuronale ma non di morte del cervello, il cervello se curato può riprendersi perché i neuroni sono vivi. Quindi il problema sorge con i test invasivi per la dichiarazione di “morte cerebrale” il più pernicioso dei quali è il test dell’apnea, ovvero lo spegnimento del respiratore, in genere per 10 minuti, effettuato per dimostrare che il paziente non può respirare da solo e quindi è morto. Invece la realtà è che i centri respiratori silenti non possono funzionare perché sono in penumbra ischemica. Con lo spegnimento del respiratore il 40% dei pazienti ha un crollo del flusso sanguigno che distrugge i centri respiratori e produce un danno cerebrale irreversibile, pertanto il test dell’apnea deve essere abbandonato.

Particolarmente coinvolgenti sono risultati i contributi di Paul Byrne, neonatologo statunitense, il quale, anche utilizzando numerose immagini e filmati, ha operato una variegata rassegna di casi (da lui seguiti in prima persona) di individui strappati alle procedure di espianto, grazie ad una serie di circostanze propizie, prima fra tutte l’opposizione dei familiari. Toccantissima, fra le tante, la vicenda di Joseph, nato prematuro nel 1975 che, nonostante l’EEC piatto e la conseguente dichiarazione di morte cerebrale, continuò ad essere curato con eroica caparbietà, potendo così sopravvivere, godere di una vita normale, essere, oggi, felice padre di famiglia.

«Quante altre persone – si è chiesto Byrne, vero indomabile combattente a favore degli individui più fragili e vulnerabili – avrebbero potuto essere salvate qualora le cure non fossero state troppo frettolosamente interrotte

L’anziano pediatra è stato categorico:
«Non ha senso – ha detto – essere “donatori”: ogni organo è preso da un essere vivente
«Nel caso di persone veramente morte – ha poi aggiunto – le si porta in obitorio, non in sala operatoria, somministrandole accuratamente farmaci immobilizzanti. Questa si chiama vivisezione

Molto interessanti, infine, gli interventi densissimi di Doyen Nguyen, ematopatologa e teologa morale, soprattutto per quanto concerne l’analisi condotta, con rara perizia ermeneutica, delle parole pronunciate da papa Giovanni Paolo II in uno storico discorso al 18° Congresso Internazionale della Società dei trapianti, del 29 agosto 2000.
La Nguyen ha evidenziato che il pontefice si trovò ad insistere chiaramente nel sottolineare come l’eventualità del prelevamento degli organi dovrebbe essere sempre inderogabilmente subordinata al rispetto di ben precise pre-condizioni che, nella realtà vigente, non sono mai rispettate e che, nel caso lo fossero davvero, verrebbero a rendere pressoché nulle le reali possibilità di espianto-trapianto di organi.

A cura del Prof. Roberto Fantini – Lega Nazionale Contro la Predazione di Organi e la Morte a Cuore Battente – www.antipredazione.org

COMUNICATO STAMPA

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LE CAGATE DEGLI SCIACALLI……

Le cagate degli sciacalli….


Marcello Pamio

Gli sciacalli in natura, come tutti gli animali, hanno un loro senso biologico. Occupano una nicchia ecologica ben precisa, sono dei piccoli predatori, soprattutto mangiatori di carogne. Si gettano infatti sugli animali morti e sulle loro carcasse, spolpandole fino all’osso.
Questa è la magnificenza perfettamente regolata da Madre Natura. Esistono però degli sciacalli bipedi, cioè su due zampe, molto più insidiosi, perché non si accontentano di spolpare una preda morta, ma si divertono e godono nel vederla soffrire le pene dell’inferno.
La loro nicchia ecologica ufficialmente non esiste, perché rappresentano un abominio, per cui si nascondono e si annidano all’interno dei media, del mondo medico, della magistratura, della politica, ecc.

In pratica in ogni luogo dove è possibile manifestare al meglio la loro squallida genetica.
Con il taccuino (in pelle) da giornalisti, vergano costantemente veleno e cercano di indottrinare le masse disorientate di pecore, mentre con il camice bianco, si mescolano tra i veri Medici, per sputare verde bile su tutto quello che esce dai binari. Quelli nella magistratura fanno di tutto per mettere in cella le prede prima di rosolarle allo spiedo.
I casi di sciacallaggio stanno aumentando sempre di più, indicando chiaramente che le belve affamate e assetate di sangue, siano giunte al termine della loro esistenza.
Qualche esempio?

Il caso di Eleonora Bottaro
Emblematico e assolutamente vergognoso è il caso di Eleonora Bottaro e dei suoi genitori.
La ragazza, ammalata di leucemia linfoblastica acuta, ha rifiutato le cure ufficiali ma, poi, purtroppo è deceduta. Siccome all’epoca dei fatti aveva 17 anni, i genitori sono stati condannati a «due anni con la sospensione della pena, per omicidio colposo».
Secondo gli sciacalli, i due genitori, che poco tempo prima aveva perduto anche l’altro figlio per cause ignote, avrebbero «manipolato la figlia. La convinsero a dire “no” alle cure».
Morti entrambi i figli, sono rimasti solo loro due, e questi si accaniscono con una ferocia inaudita, tale da far impallidire quella che è funzionale nel mondo animale!
Ma come detto le belve umane si nutrono della sofferenza altrui…

La bambina di Verona
L’ultimo caso riguarda la bambina di Verona attualmente in rianimazione, anche se dalle ultime notizie non è più intubata e la prognosi è stata sciolta, per colpa dell’infezione da tetano che avrebbe contratto per una banale sbucciatura al ginocchio.
Nonostante ancora manchi la conferma ufficiale dell’isolamento del Clostridium Tetani, nonostante i tempi di incubazione non tornino (avrebbe avuto i sintomi dopo 48 ore, cosa molto improbabile), come pure non torna il decorso clinico così rapido (miracolo della medicina ufficiale), gli sciacalli hanno sferrato l’attacco avvinghiandosi con i canini sulla gola delle prede.
Le prede sono tutti i genitori che non vogliono vaccinare, e questo perché la bambina ricoverata non lo era!
In questo caso è sceso addirittura dalle spiagge pesaresi uno sciacallo di una specie in via di estinzione: lo «sciacallo dorato» (Canis Aureus Burionae), detto così per via della sua attrazione per i soldi, per le monete d’oro…

La targa dedicata ai fratellini Tremante
Un altro caso recentissimo è l’attacco alla targa che Verona (casualmente la città della bambina di sopra) ha dedicato ai fratellini Tremante, morti a seguito delle vaccinazioni.

Il papà Giorgio Tremante, scomparso da poco, ha avuto un destino che poche persone sarebbero state in grado di superare indenni: due figli morti subito dopo le vaccinazioni e un terzo danneggiato e in sedia a rotelle attaccato ad un respiratore per tutta la sua grama esistenza!
La targa non va più bene: «è un falso storico». Come mai oggi, in questo momento preciso, con tutto quello che si sta muovendo, gli sciacalli coordinati sincronicamente come se fossero un unico organismo, stanno accerchiando la targa per abbatterla? E’ un simbolo da distruggere!

A tal proposito sono intervenuti il «diversamente-umile» Roberto Burioni e il Dirigente Medico di Ostetricia e Ginecologia presso Ospedale S. Anna di Torino Silvio Viale.
Sul primo ogni commento è superfluo sul dottor Silvio Viale invece è interessante  il CV, perché si è candidato alle comunali con il PD e poi alle regionali con il partito atlantista +EUROPA della coppia Bonino/Soros.
Abbinamento perfetto e coerente quello del medico con il PD e poi con +Europa, ricordo infatti che Emma Bonino faceva abortire le donne con la pompa della bicicletta e Viale è «ginecologo, radicale e padre dell’aborto farmacologico».


La targa dedicata ai fratelli tremante sta stretta, è un falso storico, perché a loro stanno a cuore tutti i bambini…

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TETANO:IMPEDIRE AI BAMBINI NO-VAX DI CORRERE….

Tetano: impedire ai bambini no-vax di correre e giocare!


Marcello Pamio

Il nostro mondo è duale, per cui tutto esiste assieme al suo contrario: la notte si alterna al giorno, la gioia con la tristezza, il caldo con il freddo, lo yin e lo yang, ecc.
Questo è valido anche per l’uomo, per cui per compensare la presenza di geni, la natura ha pensato a individui come Roberto Burioni. Se infatti qualche mente eccelsa ogni tanto sconnettesse il “microcefalo” dalla laringe, la Vita nel nostro paese sarebbe certamente migliore e più tranquilla…

Si mette in ibernazione forzata, ma non appena si manifesta un focolaio o un semplicissimo episodio di infezione che interessa un bambino non vaccinato, si scongela velocemente nel microonde e godendo come un capretto inforca gli occhialini alla Clark Kent e più veloce della luce inizia a sparare minchiate su tutti i media maistream. Una volta che il caso non fa più audience o viene ridimensionato, ritorna nell’azoto liquido in attesa del prossimo evento…

L’ultimo è accaduto ad una bambina di Verona, ricoverata in rianimazione per infezione (dicono) da batterio Clostridium Tetani. Una banalissima caduta con sbucciatura del ginocchio sarebbe la causa del tetano. Il problema non è l’incidente, anche perché da che mondo e mondo tutti i bambini giocando possono cadere e farsi male, in questo caso però la bambina (dicono) non sarebbe stata vaccinata!
Apriti cielo. La colpa è dei genitori incoscienti, dei no-vax, dei bifolchi retrogradi che rifiutano le vaccinazioni, dei somari, bla bla bla…
Insomma le solite idiozie da pensiero unico, che potrebbero sfociare nella proibizione per legge di correre per la strada ai bambini non vaccinati, prevenendo così le infezioni da tetano.

Innanzitutto bisogna attendere la conferma che si tratti realmente di tetano, perché spesso e volentieri, le diagnosi iniziali molto affrettate, vengono poi smentite nel corso del tempo.
Esattamente quello che è successo a Torino nel 2017 quando una bimba di 7 anni è stata ricoverata per tetano. I genitori vennero indagati dalla procura, ma alla fine il Gip esaminando la memoria difensiva scritta da diversi medici (fra i quali il Premio Nobel Luc Montagnier, il virologo Giulio Tarro, il professor Paolo Bellavite, l’infettivologo Fabio Franchi e il chirurgo Giorgio Pellis) chiese l’archiviazione. (1)

Ma clostridium a parte, i periti inoltre hanno fatto presente che il tetano si può presentare anche in persone vaccinate e con un alto livello di anticorpi.
Come per altre malattie quali herpes zoster, meningiti, pertosse, parotite e influenza, la vaccinazione e persino la presenza di anticorpi NON garantiscono la protezione contro la malattia!
In America le statistiche mostrano che circa il 15-20% dei casi di tetano avviene in soggetti completamente vaccinati. (2)

Come fa Burioni a non sapere queste cose? Forse fa il finto tonto per interessi costituiti?
Se il professore ne è a conoscenza ma nega pubblicamente tali evidenze, andrebbe radiato dall’ordine dei medici e poi licenziato dall’Università; se invece proprio non ne sa nulla, allora andrebbe prima licenziato, per manifesta ignoranza, e poi radiato.

Burioni il problema non è il tetano ma il cancro!
A Burioni i bambini non interessano, perché esce dal cilindro criogenico solo per vomitare fiele nei confronti dei genitori che non vaccinano, ma non ha mai speso una parola per i veri problemi che interessano i piccoli italiani. Problemi seri.
Siamo il paese con più bambini obesi d’Europa: l’Italia ha infatti il maggior tasso di obesità infantile tra i maschi (21% pari merito con Cipro), mentre il 42% dei maschi è obeso o in sovrappeso (solo Cipro fa peggio con il 43%). Anche le bambine hanno uno dei tassi più alti di obesità e sovrappeso, il 38%. Dati questi della Childhood Obesity Surveillance initiative (2015-17) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Ma l’obesità non è niente a confronto del cancro in età pediatrica.
I tumori oggi rappresentano una delle principali cause di morte nei bambini e la loro incidenza è purtroppo in aumento: a livello globale si è passati da 124 casi per milione di bambini fra 0 e 14 anni nel 1980 a 140 casi nel 2010.
Su Lancet Oncology è stato pubblicato un aggiornamento sull’incidenza a livello mondiale del cancro nell’infanzia (0-14 anni) e nell’adolescenza (15-19 anni) nel periodo 2001-2010.
L’indagine è stata condotta dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) in collaborazione con l’Associazione internazionale dei registri del cancro e ha riguardato 62 paesi a livello mondiale distribuiti in 5 continenti.
Emerge un quadro inquietante: l’area del mondo in cui si registra la più elevata incidenza di cancro fra 0-14 anni e fra 15-19 è il Sud Europa (Croazia, Cipro, Italia, Malta, Portogallo e Spagna).

In Italia si osservano le più elevate incidenze di cancro rispetto a tutti gli altri paesi del continente europeo!
Inoltre, in 4 registri italiani (Umbria, Modena, Parma e Romagna), l’incidenza supera addirittura i 200 casi fra 0-14 anni per milione di bambini/anno.

Avete mai sentito in televisione il professorone trattare queste priorità, anche se la sua formazione è la virologia, rimane sempre un medico, o no?
Mentre il nostro paese vanta simili primati (obesità e mortalità per cancro nei bambini), il dottor Roberto Burioni e colleghi si preoccupano dei bambini non vaccinati.
Ognuno tragga le proprie conclusioni…

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