Da Catania a l’Italia

Le crisi,lo affermano gli analisti e lo scrivono le inchieste giudiziarie,sono  le più ghiotte occasioni per le organizzazione criminali che vogliono riciclare e investire i proventi dei loro affari sporchi. Catania è una provincia dalla grande vivacità imprenditoriale,ma è anche terra di potere mafioso. L’Emergenza del Coronavirus ha già tolto ossigeno economico a centinaia di imprese. I primi ad essere colpiti sono stati gli albergatori e gli operatori del turismo,ma a cascata,decreto dopo decreto,ogni operatore economico sta subendo un duro colpo alla sua sopravvivenza.  E questo,al termine dell’epidemia,potrebbe portare molti imprenditori ad un passo dalla chiusura. Quindi ad una svendita,o qualcosa di simile. Dietro l’angolo ci potrebbero essere gli artigli dei boss mafiosi, che tengono in cassaforte  denaro da investire. Ormai il salto finanziario non è soltanto appannaggio dei clan di Cosa nostra,dei Santapaola e dei Mazzei,tanto per fare due nomi.Le operazioni,come Penelope 201 e Isola Bella  di qualche mese fa,ha dimostrato che il clan Cappello ha compreso che ” fare impresa”  è la nuova chiave di lettura del potere mafioso. Quello che non spara ma fa affari ai più alti livelli politici ed economici. La Mafia,dunque,potrebbe approfittare di questa situazione politico-economico-sociale  per  rendere più rapida   la sua scalata  ai piani alti della politica economica,e non solo.La Mafia dei colletti bianchi,quella che non spara. Un rischio fortemente percepito da Unimpresa,che nei giorni passati ha lanciato l’allarme con il messaggio “le piccole e medie imprese a prezzi di saldo saranno un potenziale affare la criminalità organizzata. L’emergenza causata dal Coronavirus  corre il rischio di spalancare le porte alla mafia.Sempre pronta ad approfittare  delle crisi economiche-finanziarie, vertici delle organizzazioni criminali,che dispongono di ingenti capitali,si preparano a speculare sulle inevitabili crisi a cui andranno incontro decine di migliaia di attività imprenditoriali” . Un pericolo concreto anche per Rosario Faraci,professore di Economia e Gestione delle  Imprese presso l’l’Università di Catania,che afferma : ” La forza del crimine organizzato da sempre sta nella sua straordinaria liquidità posseduta che permette ai colletti bianchi di rilevare,senza colpo ferire,le attività economiche in sofferenza o crisi. Talvolta tutto questo inizia con l’usura,va avanti con l’incapacità del debitore di fronteggiare l’impegno finanziario e finisce con la compravendita delle aziende sull’orlo del fallimento,da parte del crimine organizzato. Altre volte tutto inizia in modo ancora più subdolo,con un progressivo soffocamento da parte dei fornitori e di altri creditori contigui alla criminalità. La liquidità finanziaria come armadi acquisizione. Secondo il Centro Studi di Unimpresa,gli effetti del Coronavirus possono creare danni per 150 miliardi di euro,ovvero quasi il 10 per cento del PIL  nazionale. Con questo scenario economico,a tratti apocalittico,c’è la consapevolezza che realtà  economiche come Catania non sono pronte a questa crisi. Quindi c’è la duplice necessità di contenere e  contrastare il contagio del Coronavirus,dall’altro  c’è la necessità di un altro “virus” ,quello delle mafie,quello che sta strangolando l’economia catanese e dell’intera  Italia. Lo Stato non abbassi le sue difese. Che siano economiche,sanitarie ,sociale,come anche l’immigrazione clandestina,poco importa. Noi abbiamo un solo pozzo,vediamo di mantenerlo sicuro.

Aldo A.

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