I sondaggi confermano il momento magico di Giorgia Meloni con gli elettori. Questa tendenza,seppure con diverse sfumature,lo confermano tutti i sondaggi e relative sfumature politiche. Uno su tutti quello realizzato ad ottobre ed incentrato su chi fosse il personaggio considerato carismatico e stimato. L’ultima rilevazione disponibile è quella commissionata per il Corriere della Sera,che lo conferma una volta di più. L’unico leader in continua ascesa,a fronte di un calo medio degli altri leader i questo scorcio finale del 2019,è la presidente di Fratelli d’Italia. Coerenza,onestà politica e trasparenza,le qualità riconosciute a prescindere dalla sua collocazione politica. Nel dettaglio la rilevazione segnala una perdita di consensi registrata da Matteo Salvini,che nella passata primavera aveva un’indice di gradimento vicino al 60 per cento,mentre ad oggi si attesterebbe comunque ad un 38 per cento. Sul fronte governativo non se la passa bene il M5S ,con Di Maio che chiuderebbe l’anno ai minimi storici con un un indice di gradimento del 21 per cento,dimezzandolo rispetto agli inizi del 2019. Nicola Zingaretti si colloca al 25 per cento,accusando un calo appena dopo le primarie. Le indicazioni di voto,per quello che possono valere,danno la Meloni appaiata a Matteo Salvini nell’indice di gradimento. La Meloni risulta in continua crescita,Matteo Salvini tiene. Seguono poi Berlusconi e Matteo Renzi. L’Esecutivo giallorosso si stabilizza intorno al 44 per cento,ovvero dieci punti percentuali al di sotto del precedente governo giallo-verde. Del resto il sondaggio del Corriere della Sera conferma proprio come e quanto gli italiani siano in questo momento pessimisti,particolarmente per quanto riguarda il mondo del lavoro e la tendenza economica in atto. L’esatto contrario di quanto dovrebbe perseguire. Laddove un Esecutivo forte dovrebbe gestire e rilanciare,con lo scopo principale di tornare alla crescita,eliminando quel reddito di cittadinanza tanto caro ai delinquenti che ci lucrano,come quotidianamente i telegiornali ci ricordano.
Aldo A.