Applicare l’economia circolare oggi costituisce sempre di più un vantaggio strategico ,in particolar modo in Europa,dove la Commissione Europea ne ha fatto un pilastro dello sviluppo economico. Bruxelles stima che l’economia circolare creerà oltre 580 mila nuovi posti di lavoro entro il 2030 e la completa implementazione delle misure UE,per la gestione dei rifiuti,potrebbe aggiungerne ulteriori altri 170 mila entro il 2035. Il pacchetto della Commissione,il Piano di azione per l’economia circolare della Commissione,mostra come gli investimenti e i fondi strutturali e di sviluppo,Horizon 2020 e Life,siano sempre più orientati in favore di progetti di economia circolare. Banche,investitori,imprese,Governi ,hanno tutti gli occhi puntati su questo nuovo ,importantissimo scopo o fonte di guadagno. Il Rapporto Green Italy 2019,realizzato dalla Fondazione Symbola,disegna come questo impatto può giovare anche alla nostra fragile economia. Infatti l’occupazione nell’economia circolare cresce anche in casa nostra,che oggi può contare su circa tre milioni di occupati,centomila in più rispetto all’anno precedente. Tanto spazio nel settore del riciclo,ma anche numerose nuove professionalità altamente specializzata,dalla finanza al ai quadri dirigenziali industriali. Se da un lato fondazioni come la Ellen Mac Arthur celebrano la potenziale occupazionale dell’economia circolare,è comunque importante osservarla con occhi critici. Agli esperti non è sempre chiaro,tuttavia,quali tipologie di posti di lavoro questa rivoluzione circolare può o potrebbe creare. Secondo lo studio “Impatto dell’economia circolare sul mercato del lavoro” ,realizzato dalla Commissione Europea,la maggior parte del lavoro creato sarà soprattutto nella gestione dei rifiuti,considerata l’accresciuta capacità di raccogliere e processare materiali a fine vita tecnica. Inoltre,segnala il rapporto,è consigliabile vedere la bilancia occupazionale netta. Tante nuove forme occupazionali andranno di fatto a sostituire,in termini di occupati,con quelli che il lavoro lo hanno perso nell’economia lineare. In particolare il settore estrattivo e dell’impacchettamento e trasporto,con picchi importanti nel settore delle plastiche,in questi mesi al centro di una vera campagna globale per limitarne l’uso. Secondo Henning Wilts,capo unità di ricerca sull’economia circolare al Wuppertal Institute for Climate,Environmentand Energy,una parte dei lavoratori nel settore dell’estrazione di materie prime e della loro loro successiva lavorazione,sarà ricollocata nella gestione dei rifiuti e nei servizi. Se viene riciclato di più,per esempio,ci saranno meno posti di lavoro nel settore materie prime. Tante persone dovranno trovare un nuovo lavoro e dovranno passare dal settore primario a modelli più circolari. In ogni caso nasceranno nuove professionalità nei prossimi anni,decenni,o richiederanno a determinate professioni esistenti di trasformarsi. Se si ricicla di più,per esempio,ci saranno meno posti di lavoro nel settore materie prime. In ogni caso nasceranno nuove professionalità. Durante la prima kermesse dell’economia circolare svolta negli USA,dove tanti dei presenti erano dirigenti di società del calibro di Google,Lockheed,Coca Cola,Amazon,tanti di loro sul biglietto da visita si definivano “Dirigente di Economia Circolare” ,di fatto una nuova figura manageriale nata per gestire i processi di transizione all’interno di grandi imprese. Oltre a questa nuova professione sono emerse varie nuove tipologie occupazionali come “progettista di prodotti e imballaggi circolari”,che si deve occupare di riprogettare beni e servizi impiegati ogni giorno per facilitare il riciclo,rendere più durevoli i prodotti o disegnarli per essere adatti alla sharing economy e alla businnes model,come il Paas,il prodotto come servizio. Black Rock,il fondo di investimenti guidato da Larry Fink,ha inaugurato un listino di società quotate in Borsa,tra cui Adidas e Tomra,quest’ultimo opera nel settore dei distributori automatici,con un valore patrimoniale di 20 milioni di dollari. Oggi il 20 per cento delle merci ordinate online e restituite costano ai rivenditori circa 500 miliardi di euro l’anno. Tonnellate di prodotti che tornano rovinati o smarriti,con gravi danni all’impatto ambientale ed economico. Da qui al punto di inizio :l’economia circolare.Mentre stiamo bruciando risorse ambientali naturali,che prima o poi finiranno,lentamente rischiamo di tornare all’età della pietra, ma senza più le risorse che abbiamo inutilmente depauperato.Un suicidio sull’altare del consumismo estremo.
Aldo A.